Come avrete senz'altro notato questa tavola ottotipica ha un aspetto leggermente differente da quelle cui siete abituati; la differenza più importante riguarda la progressione con cui gli ottotipi si riducono di dimensione.
L'Acutezza Visiva (AV) è il rapporto tra la distanza cui un paziente ha visto un carattere e la distanza cui dovrebbe vederlo se la sua AV fosse normale (l'AV "normale" è per convenzione la capacità di discriminare due punti separati tra loro da 1 primo d'arco).
In Italia , come in parte di Europa, è uso annotare l'acutezza visiva in decimi, quindi le tavole più diffuse sono decimali: gli ottotipi si riducono in dimensione in modo che chi è in grado di leggere la prima riga ha un'AV di 1/10, la seconda riga 2/10 la terza 3/10 e così via. Questo se da un lato comporta una semplificazione nella notazione dell'AV ha l'inconveniente di produrre tavole in cui si ha una grossa differenza tra la prima e la seconda riga ed una differenza progressivamente minore man mano che si scende nella tabella.
In altri paesi si usano altri modi di indicare l'AV, modi che non mutano sostanzialmente il problema.
Per ovviare a questo inconveniente il Consilium Ophthalmologicum Universale (Visual Functions Committee) ha proposto un differente modo per calcolare la progressione degli ottotipi, cui abbiamo deciso di adeguarci. Questo modo prende appunto il nome di progressione geometrica per cui il rapporto tra due righe consecutive rimane costante per tutta la tavola. Questo rapporto corrisponde a 1:10 elevato 0.1 , vale a dire circa 4/5. Ogni tre righe le dimensioni di un carattere all'incirca si dimezzano, mentre ogni 10 righe i caratteri si riducono esattamente di un fattore 10.
Per prender nota dell'AV di un paziente si possono utilizzare diversi metodi:
Un paziente con un'AV normale (10/10 o 20/20 o LogMAR 0) dovrebbe essere in grado di leggere almeno la penultima riga.